Con la sua polvere di storia e la sua evidente - quanto nascosta - saggezza, lo Zen arriva dall'Oriente.
Il significato del termine è meditazione, ma è indefinibile nella sua mistica strada foderata di spontaneità e immediatezza, nemiche della logica "normale", ma amiche della consapevolezza, della sofia.
Ed ecco che, tra i protagonisti di uno dei racconti che lo diffondono, troviamo alcuni monaci non ancora "illuminati", porre in palio un gatto per colui il quale avesse trovato la giusta definizione dell'orientamento filosofico.
In caso di mancata definizione, il povero felino avrebbe trovato la morte.
Ma ecco, da lontano, di ritorno da un lungo viaggio - bella e storica metafora del percorso della conoscenza - arrivare l'illuminato Joshu, famoso monaco, subito informato della vicenda del gatto.
Alla domanda quale fosse la definizione dello Zen, il saggio monaco sfilò un sandalo, lo posò sulla propria testa e lasciò, subito dopo, la stanza.
Il priore fu informato della strana risposta di Joshu e la commentò così: “Se egli fosse stato presente durante le vostre discussioni, avrebbe salvato il gatto”.
Come a dire: lasciamo perdere le definizioni, le parole e preoccupiamoci, invece, dei fatti.
E come dire: tutti gli esseri viventi - anche i non umani - hanno un valore che deve essere rispettato. Sempre.